Case history: Elice, un paese narrante

“… Situata a mezza via tra Atri e Penna, sopra un assai delizioso colle …”
si erge un piccolo castello, attorniato da casupole e strette vie, dove lentamente si svolge la vita quotidiana, una vita semplice e ben diversa a quella a cui siamo abituati.

Il paese, Elice, è di origini medioevali ed è stato completamente ristrutturato. Qui, per una decina di giorni all’anno, i visitatori vengono accompagnati nel passato, in epoca medioevale, attraverso le rivisitazioni di ambienti storici e le rappresentazioni fatte da circa 400 persone, vestite e agghindate proprio come nel Medio Evo. E così girovagando per le strade si incontrano contadini, vestiti con abiti semplici e dai colori della terra, nobili, con abiti più raffinati e dai colori più sgargianti, ladri, avvolti in tenebrosi mantelli, mendicanti e lebbrosi con orribili pustole.
Ogni vicolo del paesino è fonte di continue sorprese per le ambientazioni ricostruite e gli scorci paesaggistici, ma soprattutto Elice è un vero e proprio viaggio alla scoperta degli antichi mestieri e di come si viveva in passato: la bottega del falegname con la sua pialla, che lascia spazio al cantiere medioevale, dove le impalcature sono ancora rudimentali e costituite solamente da pali legati tra loro, ma dove si intravvede già l’arte delle garguglie, sculture animalesche di pietra messe in prossimità dei canali di scolo dei tetti.

Cosa differenzia Elice da altre rievocazioni a carattere medioevale?
La narrazione realizzata dagli abitanti, in primis visiva, in quanto mostrano in modo pratico gli antichi mestieri, ad esempio, come si producevano le chiavi oppure come si coniava la moneta locale, l’Ilex, ancora utilizzabile come moneta di scambio in questo paese, durante il periodo della sagra.
L’aspetto, quello più piacevole, è costituito dalle storie da loro raccontate, sia sotto forma di spettacoli in cui, ad esempio, i soldati narrano della vita dell’accampamento, sia come aneddoti e spiegazioni di come si svolgevano gli antichi mestieri. E così si riscopre come la figura del “Cerusico” il chirurgo-barbiere, fosse una professione ritenuta spregevole nel Medio Evo e condannata dalla Chiesa: le operazioni sulle persone (che avvenivano ancora senza gli studi di anatomia e senza farmacologia) e il contatto con il corpo umano, le carni e i liquidi in esso contenuti, erano percepite come attività immonde, pertanto da mantenere nascoste e lontane dalla vita del paese, in Ospitali collocati in vicoli secondari.

Elice-chiavi

E volete sapere perché si dice che si è rimasti al verde? Perché nel Medio Evo le candele venivano realizzate facendo colare la cera d’api su un filo. Parte della cera gocciolava anche al di sotto dello stoppino, costituendo una parte inutilizzabile a produrre la luce: questa parte veniva colorata di verde per contraddistinguerla, pertanto, quando si diceva “sono rimasto al verde” si intendeva che era necessario procurarsi una nuova candela.

Anche il racconto di come avveniva la guerra, con le diverse tipologie di attacco, di figure intervenienti in battaglia che si avvalevano dell’uso di armi diverse ha il potere di sospendere temporaneamente la realtà e di proiettare l’ascoltatore nel campo di battaglia, vestito di cotta di maglia, elmo e scudo, impegnato in un combattimento per difendere la propria città: un vero e proprio tuffo nel passato.

Elice-elmi

Elice rappresenta quindi un ottimo esempio di marketing territoriale: ormai all’XI edizione, la “Notte dell’Ilex” è una rievocazione storica coinvolgente a 360°, in grado di rievocare la vita medioevale, sia in qualità di semplice spettatore, sia offrendo la possibilità di calarsi personalmente nel passato, divenendo una comparsa, noleggiando i costumi d’epoca e gli accessori, facendosi truccare e acconciare come nel periodo medioevale.
Oltre alla vista, all’udito e al tatto, Elice è in grado di solleticare anche il gusto e l’olfatto attraverso un assaggio di piatti e vini tipici della zona: un’occasione unica da non perdere assolutamente.

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