Il racconto dell’hi-tec in ambito rurale: Fields of Tomorrow

“Field of tomorrow” … “i campi di domani”.
Mi piace molto questa definizione, forse perché mi ricorda la famosa canzone di Sting “Fields of gold”, oppure perché ha il potere di evocare mondi diversi, di proiettarmi in un’altra dimensione, in un altro tempo. Ecco infatti mentre cammino, leggiadra, attraverso campi verdi, affiancati da altri campi dorati con le messi pronte per la mietitura dove l’oro delle spighe si alterna a macchie di colore, al rosso dei papaveri, al blu del fiordaliso, al bianco dei petali delle margherite: il sole si staglia in cielo, ad illuminare il paesaggio e il suo tepore riscalda la pelle. Un mondo bucolico, rurale, dove la natura appare ancora rigogliosa e i suoi frutti sani, gustosi, maturati grazie al calore del sole.
Un mondo che però potrebbe essere destinato a scomparire se non interveniamo e ci prendiamo cura di Madre Natura, riallacciando con essa un legame profondo, basato sul rispetto, anziché sul suo sfruttamento ossessivo che porta all’estremo impoverimento, all’inaridimento e alla desertificazione del territorio.

Israel_Field_of_Tomorrow

 

Ma come prendersi cura della terra e produrre cibo per soddisfare un fabbisogno alimentare in crescita? Grazie all’utilizzo di nuove tecnologie, molto avanzate, in grado di produrre cibo senza depauperare la natura, di far rifiorire il deserto, di reintrodurre alberi laddove non esistevano più. Questo è quanto viene narrato dal padiglione di Israele all’Expo 2015: il racconto di 120 anni di ricerca applicata al mondo agricolo che ha portato all’individuazione di tecnologie, esportate in tutto il mondo. Così il padiglione da granaio agricolo, viene trasformato in un “granaio di conoscenze” e questo è il messaggio che Israele vuole condividere con il proprio pubblico:

Non abbiamo la pretesa di nutrire la terra con il nostro grano, non abbiamo abbastanza terra…ma vogliamo nutrire il mondo con le nostre idee

Ma come è stato costruito questo piano di comunicazione? Che racconto fa Israele di sé in occasione dell’evento mondiale, qual è Expo 2015?

Lo spazio che rappresenterà questa Nazione, il padiglione Fields of Tomorrow sarà progettato come un campo coltivato che intende stupire per la sua collocazione in quanto, anziché essere posto in orizzontale, crescerà in verticale, attraverso l’impiego di unità modulari di terreno coltivato, volto sia ad appagare la nostra vista tramite un mosaico di colori, che ad inebriare l’olfatto per i profumi che riempiranno l’aria, diversi a seconda del periodo (nell’arco dei 6 mesi di Expo) in cui si visiterà il padiglione. L’impiego dell’alta tecnologia ci parlerà anche della necessità di preservare un bene prezioso come l’acqua, che qui verrà garantito attraverso l’applicazione del sistema a goccia utilizzato per irrigare i campi: il sistema consente di evitare sprechi, utilizzando solo l’acqua strettamente necessaria per un lento ed equilibrato gocciolamento, che favorisce, però, la crescita straordinaria della vegetazione. Si tratta di una tecnologia implementata già nel 1966 e applicata nel deserto del Negev (un ambiente ostile e poco adatto ad ospitare la vita vegetale, soprattutto le coltivazioni), che ha portato come risultato quello di far rifiorire il deserto e che può essere (ed è) già esportata e applicata in altre nazioni.

La narrazione hi-tec di Israele è stata progettata per continuare all’interno del padiglione attraverso una veste più multimediale, che condurrà i visitatori dentro la storia della ricerca israeliana. Questo racconto viene già anticipato e veicolato attraverso l’uso dei social media, in grado di accompagnarci in un viaggio esplorativo all’interno del Paese: Facebook in primis, ma anche Twitter, Instagram, Youtube, Vimeo e Google + ci raccontano di una Nazione, quella di Israele, in grado di applicare l’innovazione tecnologica alla tradizione agricola e di adattarla alla vita quotidiana, per trarne giovamento in ambiti diversi, sia life style, come anche in campo medico.
E così la tecnologia israeliana indossata, ad esempio come un casco da ciclista, è in grado di monitorare le performance di una persona impegnata in un’attività sportiva, ne misura il battito cardiaco e i parametri vitali mentre sta pedalando, trasmettendoli immediatamente allo smartphone: si potrà così decidere se si può intensificare l’allenamento, oppure se è meglio fermarsi a riposare. Un altro casco, quello prodotto da Brainsway, invece, consente di controllare la depressione e alcune patologie neurologiche e psichiatriche, oltre che monitorare l’eccessivo consumo di cibo. Dario è il nome dato a uno strumento tascabile, che si collega al proprio smartphone e tiene sotto controllo il livello di zucchero nel sangue, suggerendo cosa mangiare e quali esercizi fare, agevolando la vita delle persone diabetiche.

Un mezzo di trasporto privato, poco ingombrante e facilmente trasportabile, da tirare fuori in caso di necessità, come un coniglio dal cilindro del prestigiatore? Esiste, anzi, Israele ne propone due, uno inventato da Zaid, un designer di automobili israeliano che per anni ha lavorato anche in Italia e ha progettato un mezzo di trasporto, a metà tra uno scooter e un monopattino a motore: a 3 ruote, lo scooter si ripiega da solo e si trasporta come se fosse un trolley, funziona con una batteria e pertanto è rispettoso dell’ambiente. Anche l’altro scooter adotta principi simili, in quanto non inquina, è ripiegabile ed è facilmente trasportabile, ma ha un design molto più elegante: INU (cane in Giapponese), viene definito come un compagno fedele, un amico a due ruote con il potere di metterti magicamente in movimento quando ne hai bisogno.
Non ti piacerebbe vivere in una realtà aumentata, in una sorta di videogioco, dove vedi, come per magia, materializzarsi i tuoi progetti su una parete, prendere forma mentre vengono tratteggiati in aria semplicemente con un dito? Oppure visualizzare contenuti digitali (testi, immagini, video, cellulare, ecc…) su qualsiasi superficie piana e interagire con essa, come se fosse un touch screen? Si tratta di un device innovativo che verrà lanciato a breve sul mercato, che si indossa sull’indice della mano, in grado di rompere il concetto limitante di schermo, ampliandolo a qualsiasi superficie si ha a disposizione nel luogo in cui ci si trova, interagendo con essa mediante il tocco, la voce o il movimento.
Geniale!

Ma la ricerca tecnologica ha anche il potere di unire laddove esiste divisione: è quanto accade grazie ad un progetto che coinvolge ricercatori Palestinesi e Israeliani, che ha l’obiettivo di individuare quali proprietà abbiano alcuni fiori medicinali e come possano essere impiegati per curare forme di diabete, infezioni, malattie virali, ma anche per un uso puramente cosmetico.
Il progetto si basa sulle informazioni tramandate di generazione in generazione all’interno della comunità araba, in merito all’uso terapeutico di queste piante nell’ambito della medicina tradizionale. L’obiettivo era quello di dare una veste rigorosamente scientifica a queste conoscenze tradizionali, individuando i principi attivi che hanno proprietà curative. Studiando oltre 4.000 specie diverse di piante, i ricercatori hanno individuato ed estratto dai fiori diverse molecole, come quella in grado di curare il diabete di Tipo 2.
Israele, grazie a Expo 2015, al tema del cibo e ai social media, ci conduce in un viaggio virtuale all’interno dei sapori della sua cucina, molto varia, in grado di alternare piatti della tradizione ad altri che hanno subito contaminazioni internazionali a causa della diaspora, ma che ha come caratteristica comune un profumo delicato di spezie. La narrazione che fa Israele sui social media ci conduce in un tour, volto a farci visitare la terra che dà vita a questi alimenti e ci accompagna nelle località più tipiche di questo Paese, che spaziano dall’azzurro cristallino del mare Mediterraneo, al verde delle regioni del nord, al giallo tenue del deserto e al bianco cristallizzato del mar Morto, dove la sensazione che si ha è quella di avere un corpo del peso di una piuma, in grado di restare a galla senza alcuno sforzo, sorretto esclusivamente dalla concentrazione di sale disciolto nell’acqua, che incartapecorisce la pelle.

Ma il racconto di Israele non si snoda solo in forma multimediale sui social media: trova uno sbocco concreto nella vita offline, attraverso alcune mostre, come quella realizzata a Roma, all’aeroporto di Fiumicino a dicembre 2014, e attraverso la creazione di un Parco Tecnologico Padano, a Lodi. Qui il racconto dell’applicazione pratica della tecnologia futuristica e dell’esperienza agricola israeliana al territorio lombardo, diviene realtà: i campi di domani, i “Fields of tomorrow” diventano campi di oggi, coltivati con mais, riso, sorgo e soia.

Seociologist.com -Parco_Tecnologico_Padano_a_Lodi

Un racconto, quello di Israele, che ritengo sia un ottimo esempio di comunicazione capace di rivolgersi a diversi tipi di pubblico, che affronta il tema della nutrizione e dei propri sistemi innovativi da prospettive diverse.
Un racconto da cui prendere spunto, per raccontare di sé e della propria azienda, una narrazione in cui ci si potrà immergere nel padiglione di Israele all’Expo 2015.

 

Canegrate (MI), 23 Marzo 2015

2 thoughts on “Il racconto dell’hi-tec in ambito rurale: Fields of Tomorrow

  1. bellissimo articolo, con un sacco di notizie interessanti che non si trovano spesso sui mass media

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